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Ipertensione e Sindrome Metabolica

Ipertensione e Sindrome Metabolica

Si definisce ipertensione un aumento stabile della pressione arteriosa.
Secondo l’O.M.S. i valori pressori che definiscono se una pressione è normale o si ha ipertensione è riportata nella tabella seguente:

L’ipertensione può essere:
a) primitiva o essenziale: se non viene riconosciuta una causa specifica dell’aumento pressorio. In questo caso le cause possono essere varie come la predisposizione genetica, l’obesità, il sovrappeso, lo stress nervoso, le abitudini alimentari, la sedentarietà, l’uso di contraccettivi ecc.;
b) secondaria: quando è causata da patologie accertate come quelle cardiache, renali, endocrine, ecc.
Le complicanze dell’ipertensione sono principalmente a carico del cuore, dei vasi arteriosi, della retina, dei reni e del sistema nervoso centrale.
I farmaci normalmente in uso per la cura dell’ipertensione sono:

  • i diuretici, che agiscono aumentando la quantità di urina prodotta e quindi diminuiscono la quantità di liquidi nei vasi procurando l’effetto ipotensivo
  • gli ace-inibitori che hanno un’azione sui sistemi di regolazione renale della pressione arteriosa determinandone l’abbassamento
  • i calcio-antagonisti che hanno un’azione vasodilatatrice diretta
  • i beta-bloccanti che riducono la frequenza cardiaca e la forza di contrazione; possono provocare vasodilatazione dei vasi
  • gli alfa-bloccanti che inducono una vasodilatazione in modo indiretto
  • gli antiserotoninergici che agiscono bloccando l’azione della serotonina

Sindrome Metabolica

La Sindrome Metabolica è caratterizzata, secondo l’OMS, dalla contemporanea associazione di insulino-resistenza con almeno due delle seguenti caratteristiche clinico-metaboliche:

  • alto livello dei trigliceridi nel sangue
  • basso livello di colesterolo HDL (minore di 35 mg/dl nei maschi e 39 mg/dl nelle femmine)
  • elevati valori pressori (maggiori o uguali a 140/90 mmHg)
  • obesità centrale con circonferenza vita superiore a 102 cm. nei maschi e 88 nelle femmine

La sindrome metabolica provoca una serie di disturbi del metabolismo caratterizzata da: incremento della glicemia a digiuno e resistenza all’azione dell’insulina, peso corporeo eccessivo con prevalenza di grasso addominale, pressione arteriosa elevata ed aumento dei grassi nel sangue (trigliceridi e colesterolo).
Questa condizione è considerata un notevole fattore di rischio di insorgenza del diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari.
La sindrome metabolica spesso regredisce con una appropriata dietoterapia.

La dieta nell’ipertensione

È ormai accertato che l’ipertensione arteriosa è associata all’obesità e questo rischio è presente anche nei bambini obesi. Se all’obesità associamo le cattive abitudini alimentari, come bere alcolici e mangiare salato si comprende bene come l’ipertensione sia divenuta una delle patologie più diffuse.
Le diete che possono essere messe in atto dal nutrizionista sono:

  • una dieta ipocalorica per determinare un calo del peso corporeo
  • l’uso di alimenti a basso contenuto di sodio
  • la restrizione dell’uso di alcool

A queste, va aggiunto l’esercizio fisico che spesso, da solo, può riuscire a normalizzare i valori pressori nell’ipertensione essenziale.
Per quanto riguarda la dieta ipocalorica a cui sottoporsi per la diminuzione del peso corporeo, sappiamo che un calo ponderale di 5-7 kg (in soggetti in sovrappeso del 10%) riduce la pressione arteriosa di circa 20 mmHg con effetto sia sulla pressione sistolica che sulla diastolica e, pertanto, è importante che l’iperteso si adegui ad una diversa alimentazione.
Contemporaneamente, deve essere ridotta l’introduzione di sodio fino a circa 2 gr/die dato che normalmente se ne introducono circa 6 gr.
Per questo, il nutrizionista dovrà redigere una dieta opportuna consigliando al paziente gli alimenti a più basso contenuto di sodio e a più alto contenuto di potassio.

La dieta nella sindrome metabolica

La sindrome metabolica impone un cambio dello stile di vita e rispecchia una di quelle situazioni in cui una appropriata dieta e l’attività fisica sono fondamentali prima del ricorso al trattamento farmacologico.
È stato dimostrato che pazienti con livelli più alti di insulinemia hanno una minore capacità di perdere peso rispetto ai soggetti con insulinemia normale.
Il controllo dietetico oggi si attua consigliando l’uso di alimenti a basso indice glicemico e a basso indice insulinemico unitamente ad una dieta che comporti una parziale diminuzione dei carboidrati ed un equilibrato aumento dei grassi e delle proteine.

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